I miracoli di Gesù

(047)

Il lebbroso guarito ai piedi del monte (175.1)

Fra i tanti fiori che profumano il suolo e allietano la vista si drizza l'orrendo spettro di un lebbroso, piagato, fetente, corroso.
La gente urla di spavento e si rovescia di nuovo sulle prime pendici del monte. Qualcuno afferra anche selci per tirarli all'imprudente. Ma Gesù si volge a braccia aperte gridando: "Pace! State dove siete e non abbiate paura. Posate le pietre. Abbiate pietà del povero fratello. E' lui pure figlio di Dio."
La gente ubbidisce soggiogata dal potere del Maestro. Il quale si avanza attraverso le alte erbe in fiore, sino a pochi passi dal lebbroso che a sua volta, quando ha capito di essere protetto da Gesù, si è avvicinato. Giunto vicino a Gesù si prostra, e l'erba fiorita lo accoglie e sommerge come un'acqua fresca e profumata.
I fiori ondeggiano e si riuniscono quasi facendo velo sulla miseria che in essi si è celata. Solo la voce che esce lamentosa di là dentro ricorda che un povero essere è presente. Essa dice:
"Signore, se Tu vuoi puoi mondarmi. Abbi pietà anche di me!"
Gesù risponde: "Alza il tuo volto e guardami. L'uomo deve saper guardare il Cielo quando crede in esso. E tu credi, poichè chiedi."
Le erbe si scuotono e si aprono di nuovo. Appare, come capo di naufrago che emerge dal mare, il volto, denudato dei capelli e della barba, del lebbroso. Un capo di teschio non ancora del tutto spoglio dei resti della carne. Pure Gesù osa posare la punta delle sue dita su quella fronte, là nel punto dove è netta, ossia senza piaghe, dove è solo pelle cinerea, scagliosa, fra due marciose erosioni di cui una ha distrutto il cuoio capelluto e l'altra ha aperto un buco dove era l'occhio destro, di modo che non saprei dire se fra quell'enorme buco che va dalla tempia al naso scoprendo lo zigomo e la cartilagine nasale, pieno di lordura, sia ancora il globo oculare o no.
E dice Gesù, tenendo la sua bella mano appoggiata, per la punta, lì: "Lo voglio. Sii mondato."
E come se l'uomo non fosse corroso e impiagato, ma solo ricoperto di sudiciume e su questo si riversassero acque detergenti, ecco che la lebbra sparisce. Per prime le piaghe si chiudono; poi torna chiara la pelle, l'occhio destro riappare fra la rinata palpebra, le labbra si rinchiudono sui denti giallastri. Solo i capelli e la barba rimangono assenti, ossia con rari ciuffetti di peli, là dove prima era ancora un pezzettino di epidermide sana.
La folla urla di stupore. E l'uomo capisce di essere guarito per quelle urla di giubilo. Alza le mani, fino allora nascoste dalle erbe, e si tocca l'occhio, là dove era l'enorme buco; si tocca il capo, là dove era la grande piaga scoprente l'osso cranico, e sente la nuova pelle. Allora si alza e si guarda il petto, le anche.... Tutto è sano e mondo.... L'uomo si riaccascia nel prato fiorito piangendo di gioia.